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Riproduzione della tomba di Raffaello e epitaffio in distici elegiaci scritto da Pietro Bembo per la tomba di Raffaello nel Pantheon a Roma. (Qui giace quel Raffaello del quale, mentre era in vita, la natura temette d’essere vinta e, mentre moriva, temette di morire anch’essa).
Velata delle Gallerie degli Uffizi o la grande pa- la di Santa Cecilia della Pinacoteca di Bologna; opere mai tornate in Italia dal momento della lo- ro esportazione per ragioni collezionistiche come la sublime Madonna Alba dalla National gallery di Washington, la Madonna della Rosa dal Prado o la Madonna Tempi dalla Alte Pinakothek di Mo- naco di Baviera; dipinti straordinari e iconici co- me il Ritratto di Baldassarre Castiglione e l’Auto- ritratto con amico dal louvre. Per la prima volta, si potranno ammirare nello stesso luogo i ritrat- ti dei due papi che consentirono a Raffaello di di- mostrare il suo immenso potenziale artistico ne- gli anni romani: quello di giulio II, dalla National gallery di londra, e quello di leone X con i cardi- nali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, dagli Uffizi (presentato per la prima volta dopo un accuratis- simo restauro, durato tre anni, a cura dell’Opificio delle Pietre Dure di firenze, intervento che ne ha restituito la nettezza luministica e cromatica origi- nale e l’incredibile forza descrittiva dei dettagli).
E se Raffaello sanzio è universalmente noto come impareggiabile pittore, meno noto come architet- to, ancor meno come scenografo, è quasi scono- sciuto come topografo e rilevatore. Il forte legame di Raffaello con le antichità romane, come fonte di ispirazione per le prospettive monumentali dei
suoi lavori e come insieme di reperti da protegge- re e tutelare, si espresse con tutta la sua determi- nazione nella lettera che scrisse a papa leone X (databile al 1519), e che il suo amico Baldassare Castiglione – letterato e diplomatico – gli confe- zionò con l’eleganza di scrittura e l’arte diplomati- ca che gli era propria, in modo che fosse incisiva, ma non offensiva, per il destinatario.
giunto nella capitale su segnalazione di Braman- te per affrescare le stanze vaticane di giulio II, Raffaello fu nominato, con un breve pontificio del 1° agosto 1514, magister operis di san Pietro per affiancare il dottissimo frate Giocondo nella guida del prestigioso cantiere di san Pietro. Raffaello già possedeva una piena conoscenza degli studi sulla prospettiva e sulla matematica in quanto ad urbino aveva potuto conoscere da vicino le ope- re e gli studi condotti dalla “scuola dei prospetti- ci”, capeggiata da Piero della francesca, che tan- to peso ebbe sul formarsi di quella particolare e serena armonia tra volumi e spazio che caratte- rizza tutte le sue opere. A Roma, dunque, attra- verso l’istruzione che ricevette quotidianamente per circa un anno dall’anziano frate, completò la sua formazione come architetto e sentì forte la necessità di indagare l’antico e le tecniche edili- zie utilizzate per gli edifici di epoca imperiale con
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